
Erano i primi anni ’60. Avevo preso la patente da poco e ogni tanto accompagnavo in auto mia madre da Bari, dove abitavamo, a Roma, dove lei partecipava alle riunioni di un’associazione a cui era iscritta. Allora non c’era l’autostrada, impiegavamo oltre sette ore passando attraverso paesi dell’Appennino come Ariano Irpino e Grottaminarda (ricordo i panini: due fette di pane casereccio con prosciutto crudo locale). A Roma imparai presto a muovermi bene con l’auto. Le riunioni di mia madre erano a Largo di Torre Argentina, più precisamente in via San Nicola de’ Cesarini 3 (Palazzo Vitelleschi). Nei primi tempi si trovava ancora posto, ma il traffico aumentò rapidamente e divenne sempre più difficile trovare un parcheggio. Quando ci riuscivo, salivo con lei e l’aspettavo all’estremità di un corridoio che ricordo lungo e stretto. Nell’attesa, leggevo.
Prima di farsi accompagnare da me, per partecipare alle riunioni della sua associazione, mia madre andava a Roma in treno. Ora può sembrare normale, ma a quei tempi per una donna era un’iniziativa quasi eroica andare in giro da sola. Per esempio a Bari se una donna veniva vista salire in auto dove c’era un uomo, era segnata.
Mia madre, non mi raccontava nulla delle sue riunioni, solo una volta mi disse che avevano parlato del Pascoli. Quello che scrivo di lei in Massoneria, l’ho saputo molto tempo dopo.
Il valore di un’esperienza unica
L’ingresso della donna nell’Istituzione Massonica in Italia risale al 1956 (più esattamente al dicembre 1955). All’inizio non ci fu una grande partecipazione femminile: vi erano Adelaide Bonelli, Giovanna Olmi, Adalgisa Ubalducci, Maya Bonomi, e poche altre.
Mia madre entrò in Massoneria nel 1957 e fu quindi una delle prime donne massoni in Italia. Il suo tesserino da apprendista [22 ottobre 1957 (No. di iscrizione 950/A)] riporta la firma di Tito Ceccherini di Torrelancia, Gran Maestro della Serenissima Gran Loggia Nazionale Italiana degli A.L.A.M., Comunione di Piazza del Gesù. La sede era al civico 47 dell’omonima piazza.
Nel 1963, mia madre aderì all’Obbedienza di Giovanni Ghinazzi che, allontanato da Ceccherini, aveva fondato la Gran Loggia d’Italia degli Antichi Liberi Accettati Massoni, Discendenza di Piazza del Gesù. Mia madre divenne Maestro nel 1967 (brevetto N. 6454/6603) e successivamente passò al 4° grado con un motu proprio di Ghinazzi.
Nell’archivio di Roma risulta che mia madre fu iniziata nella Risp.le Loggia “Giustizia e Libertà 3” e fece parte delle Risp.li Logge “Mozart” e “E. Cimato” (quest’ultima nel 1970), sempre all’Or:. di Roma.
Mia madre mi presentò a Ghinazzi, sempre molto gentile e affettuoso nei miei confronti, e mi fece conoscere altre donne dell’Associazione: 1) la direttrice del periodico “Le Tout Rome” per il quale scriveva anche mia madre, 2) un’affermata pittrice di Roma, e 3) un’amica di Bari che viveva a Firenze. Ricordo persino i loro indirizzi di allora.
L’elemento femminile e la diversità nel rapporto con il sacro
“L’elemento femminile – era solito dire Ghinazzi – è il nostro futuro. Bisogna coltivarlo. Ci vuole attenzione, rispetto, interesse. Credete che sia facile, per le Sorelle, approdare e rimanere in un’associazione che per secoli le ha escluse senza mezzi termini o, nei casi migliori, le ha relegate al ruolo di damine di carità o di pittoresche ancelle, da sfoggiare nelle grandi occasioni? Datemi ascolto, consideratele dentro il vostro cuore iniziate dalle immense potenzialità e la Gran Loggia d’Italia avrà il domani in mano.”
Le donne hanno portato in Massoneria la diversità che non è soltanto la diversità biologica e il diverso approccio mentale alle varie tematiche, che noi tutti apprezziamo. La donna ha portato la diversità del rapporto con il Sacro: la Donna infatti, anche se in modo inconsapevole, è vicina al Sacro. L’uomo no. L’uomo tende al Sacro. Ed è proprio la presenza femminile a dare un senso più completo alla ricerca del sacro da parte dell’uomo, anche se questa ricerca non è mai qualcosa che si possa vivere in comune: è un’esperienza personale condotta in solitudine. Tuttavia la presenza in Loggia sia dell’uomo che della donna facilita il percorso dell’uno e dell’altra permettendo lo scambio delle reciproche intuizioni e riflessioni.
Ho voluto parlare di mia madre per raccontarvi un periodo tumultuoso, direi eroico, della Massoneria Italiana e in particolare della Gran Loggia d’Italia. Non dovette essere semplice lasciare l’Obbedienza in cui erano entrate, prime donne ad affacciarsi alla Massoneria, per seguire Ghinazzi in una nuova sede.
Nel tempo mi sono convinto che la diversità fra l’uomo e la donna in Massoneria è evidente soltanto nei primi anni. Poi, un po’ alla volta, le differenze si stemperano. Diventando Massoni, l’uno e l’altra operano in modo molto simile, pur restando la donna Massone più incline alla gentilezza, alla disponibilità e all’ascolto. Di conseguenza, in una Loggia in cui è presente almeno una Sorella, il comportamento dei Fratelli diventa più moderato e più rispettoso, anche fuori del Tempio.
Mia madre passò all’Oriente Eterno nel 1974, dopo 18 anni in Massoneria.
Da madre in figlio
Nel 2007, esattamente 50 anni dopo, io fondavo a Potenza la Risp.le Loggia “Luce e Libertà”, ancora completamente ignaro del fatto che mia madre fosse stata iniziata nella Loggia “Giustizia e Libertà 3” della “Serenissima”.
Io sono stato iniziato nel 1994 a Bari, nella Risp.le Loggia Emmanuele De Deo all’Or:. di Bari, vent’anni dopo la sua scomparsa.
Porto ancora il suo grembiulino da Maestro.
Paolo Riccio
