Da sempre il Libero Muratore vive ed opera nella storia. Il suo ruolo sociale può essere importante o, apparentemente, insignificante ma, nella misura che gli è consentita, egli è veicolo dei suoi valori, ed è impegnato a rendere migliore la sua comunità: più libera, più giusta, più inclusiva. Ma il Libero Muratore innanzitutto vive nel suo mondo interiore, ed è questo il primo luogo che cerca di rendere migliore. È il percorso all’interno di sé stesso, lungo e spesso faticoso, che lo legittima e lo rende pronto ad operare al meglio nella società. Il suo è un mondo ricco di storie e di linguaggi antichi ma ancora vivi e pulsanti, di immagini, di suggestioni letterarie, di poesia e di armonie musicali, di tutto ciò che è capace di comunicare con la componente emozionale e intuitiva della mente e di farla dialogare con la sua parte razionale. La sua è spesso la ricerca di quella Grande Bellezza che è intuizione dell’assoluto.
La nostra storia e le nostre storie sono scrigni di incommensurabile ricchezza e meritano di essere testimoniate e condivise.
Apre questo numero l’articolo del Gran Maestro Luciano Romoli che ci invita ad una attenta riflessione sul contributo che il pensiero libero muratorio ha dato alla nascita e allo sviluppo delle democrazie occidentali. Sin dalla loro origine infatti le Logge massoniche sono state fucine di libero confronto tra idee diverse e solidarietà verso i più deboli, due pilastri su cui si basa ogni nazione democratica e parlamentare. Ma è soprattutto l’idea di lavoro, che nelle Logge assume il valore sacro di azione di perfezionamento di sé stesso, che è stato il seme da cui è germinato il principio secondo il quale il lavoro è il valore fondante della nostra Repubblica democratica, grazie anche all’opera di quei nostri Fratelli che sono stati fra i padri della Carta costituzionale italiana.
Negli anni successivi poi, la Gran Loggia d’Italia, sancendo il diritto delle donne a partecipare a pieno titolo alla vita associativa, ha dato un concreto contributo ideale al loro ingresso nel mondo politico e sociale del Paese.
E certamente una pagina caratterizzante della storia della Gran Loggia d’Italia è proprio la battaglia per la parità di genere. Su questo tema verte l’intervista del nostro Redattore Capo Massimiliano Cannata a Beppe Ruga che spiega ai nostri lettori il significato di un’importante iniziativa del Centro Sociologico Italiano di Novara: il convegno Voci di Sorellanza: Un Cammino di Coraggio e di Progresso, tenutosi lo scorso 8 marzo, presso lo storico Salone Arengo del Broletto di Novara. La ricerca testuale e filologica presentata in questo evento è stata curata da Silvana Bartoli, di cui ospitiamo in questo stesso numero un articolo.
Valerio Perna ricostruisce il ruolo di due Gran Maestri della Gran Loggia d’Italia: Saverio Fera e Vittorio Raoul Palermi, due figure che sono state di grande rilevanza non solo nella storia della nostra Istituzione, ma della stessa storia italiana della loro epoca. Perna ci ricorda il loro tratto comune: il dialogo come metodo. Se Fera infatti aveva immaginato la nascita di una nuova classe dirigente italiana post unitaria fondata sulla tolleranza tra le chiese cristiane, Palermi su questa stessa linea proponeva un dialogo tra le minoranze religiose, le frange del cattolicesimo più dinamico, fino agli esponenti di quel fascismo che si ponevano in continuità con l’avventura risorgimentale. Le riflessioni di Perna sono estremamente opportune, anche per smontare una pubblicistica strumentale e di pessima qualità storica che ha accusato Palermi di prossimità con il fascismo. In realtà quel nostro Gran Maestro ha avuto solo una colpa: quella di sperare che una ideologia ancora magmatica come quella del fascismo della prima ora, potesse evolvere in maniera ben diversa. Un errore peraltro compiuto anche da Benedetto Croce, Luigi Sturzo, Arturo Toscanini, Luigi Pirandello, Domizio Torrigiani e molti altri.
Chi vi scrive racconta in questo numero la storia di un grande italiano della Gran Loggia d’Italia, forse il più famoso: Totò. E lo fa servendosi dell’aiuto di un personaggio immaginario: un vecchio Massone napoletano, testimone della breve ma intensa esperienza del Principe all’interno della nostra Obbedienza. L’io narrante ci conduce per mano dal giorno in cui Totò fu iniziato, al giorno in cui il nostro Gran Maestro, allora Delegato Magistrale del Lazio, consegnò alla figlia Liliana il trentatreesimo Grado alla memoria e la Croce Greca.
Anna Colaci, attraverso un attento studio di documenti dell’epoca, ricostruisce una pagina poco conosciuta della nostra storia: quella della Massoneria e della Carboneria in terra d’Otranto. Massoneria e Carboneria, spesso confuse fra di loro, hanno in realtà differenze profonde. Nella prima metà dell’800, tuttavia, le loro storie si sono spesso intrecciate.
Pagine rilevanti della storia della Gran Loggia d’Italia sono state scritte dalle donne. Tuttavia le prime fasi della storia del loro ingresso nelle nostre Logge sono tuttora poco note, per la scarsità dei documenti a nostra disposizione. Preziosa è dunque la testimonianza di Paolo Riccio che ci racconta la storia di sua madre, una delle prime Sorelle della Gran Loggia d’Italia, iniziata dall’allora Gran Maestro Giovanni Ghinazzi.
All’articolo di Riccio fa eco quello di Silvana Bartoli che, con un’analisi storica che parte da una rilettura del mito di Edipo, ci invita ad una riflessione centrale: chi controlla le parole crea la realtà. Le parole non sono mai neutre, spesso sono pistole cariche, e iniziare a ripulire il nostro linguaggio da una evidente misoginia incrostatasi nei secoli è un passo fondamentale verso una vera uguaglianza fra l’uomo e la donna.
Antonio Binni, Gran Maestro Emerito, compie un’analisi della fratellanza tra testo biblico, filosofia di Hobbes e psicanalisi freudiana. Esplorando le pagine del Genesi, la teoria dell’homo homini lupus, la violenza dei miti di fondazione, appare chiaro che l’uomo non è naturalmente buono. La fratellanza diventa quindi responsabilità etica e cura verso il fratello sconosciuto e lontano.
Gabriele Borsetti esplora la laicità nel pensiero massonico della Gran Loggia d’Italia, che supera l’antinomia laicità-religiosità e diventa espressione di psyché, un pensiero che comprende razionale e prerazionale, ragione e sacro.
Anna Checcoli, nel suo articolo, analizza come, nel suo lavoro di esplorazione e conoscenza del proprio Io, il Libero Muratore fonda filosofia classica, psicanalisi junghiana e perfezionamento alchemico.
Francesco Mercadante, esperto biblista, esplora mistero, rito e sacro attraverso lo studio del Tempio di Salomone.
Andrea Fiorina ci guida nel mondo della simbologia e arte celtica, accompagnato dalle sue immagini.
Rita Cammarano, musicista, esplora il rapporto tra Schopenhauer e la musica, vista come linguaggio dell’ineffabile.
Lidia Calvano ci ricorda che i Tarocchi sono archetipi e simboli universali che si svelano gradualmente.
Elena Lanzetta ci parla del poeta Alfonso Gatto, le cui immagini poetiche richiamano concetti esoterici ed alchemici.
Chiude i contributi la seconda lezione di Augusto Rossi, dedicata a come divulgare in maniera semplice, perché la nostra rivista è una palestra di pensiero e di scrittura.
Paolo Maggi
