
Nel percorso massonico, sia dal punto di vista iniziatico che istituzionale, ci troviamo molto spesso a prestare giuramenti. Il primo, molto solenne, avviene il giorno dell’Iniziazione, per poi proseguire ad ogni passaggio di grado e ad ogni attribuzione di carica. Ci impegniamo a vari livelli, quindi cerchiamo di comprenderne le implicazioni, non prima di aver fatto un breve excursus su cosa è realmente un giuramento. In molte Obbedienze, ultimamente, il giuramento è stato sostituito dalla “promessa solenne”, nella nostra, invece, si è preferito rafforzarlo con la locuzione “prometto e giuro”.
Assumersi un impegno esprimendo sacri voti è una pratica antichissima: per gli dei dell’Olimpo il giuramento era di fondamentale importanza. Consisteva nel recitare la formula solenne sulle acque dello Stige, fiume che scorre per nove volte attorno al regno dell’Ade. Qualora una divinità, dopo aver compiuto il rito, non avesse rispettato la sua promessa, infrangendo il giuramento, veniva esiliata dall’Olimpo. Per gli esseri umani, il giuramento solenne prevedeva la formula «sulle acque dello Stige, sul cielo e sulla Terra» cosicché gli dei, in caso di tradimento, potevano punire lo spergiuro anche con la morte.
In diritto processuale il giuramento è un mezzo di prova, che consiste in una dichiarazione che una parte fa, in giudizio, della verità di determinati fatti, accompagnata da parole solenni. Il giuramento, al contrario della confessione, non viene mai prestato spontaneamente dalla parte, occorrendo per legge il deferimento affidato alla controparte o al giudice. Nel primo caso si parla di giuramento decisorio, nel secondo caso si parla di giuramento suppletorio. Il giuramento, parola che deriva dal Latino tardo iuramentum, derivato da iurare, nel suo significato basilare, è rappresentato da un atto e una formula attraverso i quali si invoca la divinità a testimone della verità di quanto si afferma (giuramento assertorio) o come mallevadrice e vindice di una promessa o di un voto (giuramento promissorio). In senso più generico, esso è un mezzo per impegnare la propria coscienza sia di fronte a un’autorità o ad altre persone, sia anche solo di fronte a se stessi: tale giuramento, in cui l’invocazione della divinità non è più essenziale, può essere fatto sul proprio onore, sulla vita propria o di persone care, sulla memoria dei propri defunti, o consistere anche nella semplice formula «giuro», dove tuttavia l’invocazione a Dio o al proprio onore è per lo più implicita.
L’atto del giuramento può essere soltanto verbale, oppure accompagnato da gesti rituali (alzando, stendendo la mano, posandola sulla croce o sul Vangelo o sul petto); può essere compiuto con rito semplice o con rito solenne, cioè con speciali cerimonie e speciale apparato, come avviene, per esempio, nei giuramenti di ufficiali, funzionari dello Stato, di deputati, senatori, ministri, di testimoni e periti in tribunale, nella cerimonia del giuramento dei soldati e, non ultima, in Massoneria.

L’appartenenza: un valore da custodire
La cosa sulla quale vorrei concentrarmi è la consapevolezza con cui leggiamo quel foglio che ci viene messo davanti, mentre siamo inginocchiati (con un ginocchio solo, in memoria dell’onore cavalleresco), emozionati, storditi, eccitati dalla cerimonia appena vissuta. Che significato ha, oggi, per noi, impegnarci sul nostro onore di esseri umani e di Massoni? L’appartenenza è un privilegio, mai scontato, che richiede una cura continua, attenzione, dedizione, serietà. Vi sono altri punti importanti, come il mantenersi onesto cittadino, ossequiente delle leggi dello Stato e l’adoperarsi per abbattere il vizio e propugnare la virtù, oltre ad altri impegni relativi alla qualità dell’essere Massone.
Giurare di rispettare i nostri Statuti e Regolamenti non è una forma di sottomissione. Nessuno ci chiede di rinunciare alla nostra libertà individuale, né a quella di pensiero. Giuriamo per nostra scelta, lo facciamo spontaneamente, e proprio la libera volizione con la quale ci accingiamo a leggere a voce alta e a firmare è dimostrazione del riconoscimento di una gerarchia e della volontà che metteremo nell’attenerci a certi impegni presi.
Quando giungiamo a ricoprire una carica, sempre come dimostrazione di spirito di servizio, mai motivo di vanagloria, faremo giuramenti più impegnativi, che richiedono sempre maggiore consapevolezza delle proprie responsabilità.
Legati storicamente all’Illuminismo, ma consapevoli che la ragione, da sola, non può tutto, sappiamo che intelligenza, ragionevolezza, serietà, cuore, volontà, perseveranza, umiltà e semplicità correttamente indirizzati, ci possono portare lontano. La Libera Muratoria ci chiama dunque ad un continuo e serio impegno, ma dà anche una possibilità, rende partecipi di un percorso che è una grande opportunità. Il cammino iniziatico è essenzialmente verticale, che conduce allo scavo e al miglioramento di noi stessi a livello interiore. Gli eventuali incarichi a livello istituzionale sono solo di servizio, vengono affidati grazie alla fiducia riposta in chi li assume, non hanno alcun valore fuori dall’ambiente latomistico. Giurare, quindi, è certamente un impegno che assumiamo davanti agli altri, ma soprattutto con noi stessi. Abbiamo scelto liberamente di seguire un cammino, e ciò rende ancora più importante essere trasparenti e coerenti.
Anna Checcoli