
L’equinozio, termine che indica l’eguale durata della notte e del giorno, simboleggia rinascita e fertilità, ma anche un nuovo inizio e un invito alla riflessione sulle nozioni di «uguale», «uguaglianza» ed «equilibrio». Nonostante le loro origini comuni, questi termini si sono evoluti in modo diverso nei diversi campi della conoscenza, riflettendo le sfide e le aspirazioni di ogni epoca.
In matematica, la nozione di «uguale» indica una precisa relazione di equivalenza indicata dal simbolo (=), che gioca un ruolo fondamentale nell’astrazione e nella logica del linguaggio universale della scienza. D’altra parte, nelle scienze sociali, l’uguaglianza viene esaminata alla luce delle disparità sociali, economiche e culturali, con studiosi che cercano di conoscere l’impatto delle norme culturali sulla percezione dell’uguaglianza e sulle strategie per migliorare l’equità. La filosofia ha, dalla sua prospettiva disciplinare, considerato l’equilibrio come un simbolo di armonia e giustizia e come un mezzo per navigare nelle complessità dell’esistenza e delle relazioni umane.
Il termine «uguale» – in filosofia teoretica – implica una speculazione astratta sui fondamenti della conoscenza e della realtà che si intreccia con la metafisica, per esplorare la struttura ultima dell’esistenza e il potenziale di comprensione; la filosofia teoretica è in contrasto con la filosofia pratica, incentrata sui fondamenti teorici della scienza e sui criteri su cui si basa il processo di maturazione e sviluppo della conoscenza.
Nella filosofia morale, «uguale» ha un significato etico e normativo, che riguarda le implicazioni inerenti termini-chiave da sempre al centro della speculazione, come l’uguaglianza che si misura nei comportamenti agiti, come i valori universali, che devono fare da riferimento nell’eterno conflitto tra bene e male che scandisce le nostre vite. La filosofia teoretica si muove tra l’essere e la conoscenza, mentre la filosofia morale si occupa dell’agire e del vivere bene, tenuto conto che «l’uguaglianza» è il collante, il valore che fa da ponte di collegamento tra i due versanti.
L’interazione tra «uguale», «uguaglianza» ed «equilibrio» riflette l’interazione tra maschile e femminile, mostrando la dialettica degli opposti. Questa dinamica si estende oltre il sesso biologico per comprendere i ruoli sociali, le norme culturali e le identità personali. Come è noto, il perseguimento dell’uguaglianza di genere si è sviluppato attraverso un viaggio sofferto nel corso della storia che ha portato al riconoscimento di una parità sostanziale tra uomini e donne.
Il pensiero dei grandi filosofi dell’antichità
Nell’antica filosofia greca, le nozioni di «uguale» ed «equilibrio» nella relazione maschio-femmina sono associate all’armonia e alla giustizia, come ci hanno insegnato Platone e Aristotele. Platone ha teorizzato idee rivoluzionarie sull’uguaglianza di genere nella Repubblica, sostenendo che le donne, nonostante le differenze fisiche, condividessero pari capacità razionali e spirituali con gli uomini. Idea radicale per l’epoca sostenere la parità di accesso delle donne all’istruzione e il coinvolgimento politico in una città-stato ideale basata sulla razionalità, piuttosto che sulla differenza tra i generi. Aristotele, al contrario, concepiva i ruoli di genere in modo gerarchico, ma riconosceva l’importanza dell’equilibrio sia nella famiglia che nella città-stato. Teorizzò, nella Politica, una società in cui uomini e donne avessero ruoli distinti a causa della percepita inferiorità naturale delle donne, e questa concezione ha plasmato strutture sociali di tipo patriarcale per secoli.
Nella cultura orientale, il concetto di equilibrio nelle relazioni uomo-donna è radicato nello Yin e nello Yang, che rappresentano forze opposte interdipendenti per l’armonia piuttosto che per l’identità. Viene sottolineata l’importanza di rispettare e accettare le qualità uniche di entrambi i sessi per raggiungere un vero equilibrio quale componente essenziale per il benessere, la prosperità e le relazioni armoniose.
La modernità della Gran Loggia d’Italia
La Libera Muratoria ha le sue radici nel 1717, quando la Gran Loggia d’Inghilterra fu fondata e le sue Costituzioni furono redatte dal Reverendo James Anderson nel 1723. Queste Costituzioni, all’articolo 3, stabilivano che «[…] Le persone ammesse come membri di una Loggia devono essere uomini buoni e sinceri, nati liberi e di età matura e discreta, non schiavi, non donne, non uomini immorali o scandalosi, ma di buona reputazione». La Francia ha giocato un ruolo significativo nello sviluppo della massoneria femminile attraverso Le Droit Humain nel 1893, che ha promosso l’uguaglianza di genere.
La complessità dell’istituzione delle logge femminili italiane sin dal XVIII secolo riflette una lunga battaglia all’interno della Massoneria per l’emancipazione delle donne in questi contesti specifici. Tuttavia, anche oggi, le donne sono ammesse solo nella Gran Loggia d’Italia degli Antichi, Liberi ed Accettati Muratori, evidenziando la necessità di un significativo impegno per correggere secoli di disuguaglianza.
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