
Nel pensiero moderno l’uomo viene cancellato e, nella migliore delle ipotesi, messo in un angolo. Al contrario la Massoneria ne rivendica la centralità nella sua dimensione assoluta: come progetto per essere, unico fra gli esseri viventi, privo di una forma prefissata – che lo renderebbe sempre uguale a sé stesso – e dunque libero di costruirsi il proprio destino
Riflettere – non a passo svelto – sul fenomeno della più bieca retorica antipolitica, esistente per altro non solo nel nostro Paese, è analisi – crediamo – non inutile. Specie se l’indagine è volta alla individuazione delle sue cause determinanti, oltre che estesa ai suoi possibili rimedi, nel novero dei quali può svolgere un ruolo non marginale l’insegnamento della libera muratoria.
La politica, nella sua dimensione tradizionale, ha come fine precipuo l’impegno per la costruzione della convivenza orientata al miglioramento della società. Le dottrine neo-liberali e la dominante tecnologia, dopo di essersi sbarazzate della Tradizione e delle sue gerarchie, nella quale ha perfino ravvisato un ostacolo al progresso, si sono invece limitate a promettere libertà, come espressione del benessere, e un diffuso consumo, come manifestazione dell’autodeterminazione, senza, peraltro, chiedere in cambio partecipazione e impegno politico, se non quello di una distratta e spesso discutibile partecipazione al momento elettorale. Le istituzioni si sono così ridotte a semplici fornitori di prestazioni di servizi volte al benessere e al divertimento che sovente decade nella rozzezza e spesso perfino nella volgarità. Anche a causa del mezzo televisivo altamente diseducativo con le sue trasmissioni che, oltre a diffondere liberi costumi, inneggiano pure al gioco remunerato in risposta a domande elementari. La democrazie odierna ha finito così per diventare il paradossale trionfo di una sorta di “privatismo dal tratto individualistico”, fatto di protagonisti senza progetti né ideali. In forza di questa impostazione, il neoliberalismo ha però ottenuto un forte consenso egemonico.
La crisi dei valori nel naufragio della politica
Dal canto loro, le masse si sono dimostrate come del tutto disinteressate alla partecipazione, mosse dalla convinzione che la politica, stante la sua complessità, debba essere affare di pochi e selezionati dirigenti e amministratori in grado di maneggiare gli strumenti della tecnoscienza, atti, ex se, a garantire benessere e sicurezza, consumi e divertimento.
Senza, peraltro, più alcuna implicazione ideologica, spirituale, filosofica e culturale in genere. I valori si sono così liquefatti a fronte di un residuo passato rimasto in fondo in chiaroscuro dal popolo considerato però come fonte di prebende e privilegi. La stessa politica, anziché costruzione di sé insieme agli altri e attraverso gli altri, è così degradata a mera vicinanza del popolo, che vuole perciò politici “alla mano”, con gli stessi suoi stili di vita, anziché dirigenti capaci di creare e rendere concreti progetti di vita nei quali il cittadino realizza sé stesso. Pur con l’apporto, non certo secondario, della saggezza propria della polis. Dilaga così la palude nella quale affondano uomini e coscienze.
In questa costruzione che, a fondamento della comunità ha posto la materialità e il rifiuto della vita come disciplina, si sono tuttavia già manifestati precisi e inequivocabili segnali di insoddisfazione. È rimasta infatti la fragilità dell’uomo. È accresciuta la sua solitudine. Né è venuto meno un diffuso senso di alienazione. Ci si è, insomma, accorti che non poteva bastare il godimento compulsivo per placare la sete di infinito scolpita nel cuore di ogni uomo, ossia quel bisogno di trascendenza che ci rende autenticamente uomini. Del tutto inedita, anche se poi non del tutto avvertita, è comparsa la necessità di una permanente protezione, che il capitalismo post-moderno e la tecnica avevano invece promesso di cancellare. Senza, ovviamente, riuscire nell’intento perché né i beni materiali, né lo sfrenato consumo, né la furia del divertimento, possono, anche soltanto minimamente, colmare il vuoto e cancellare le paure e, soprattutto, rassicurare dalle incertezze che connotano una realtà che continua a generare fantasmi! Non è dunque azzardato sostenere che è già in atto una tendenza volta a sfociare in un’idea di società diversa da quella attuale. Tendenza, dunque, che va coltivata e favorita per restituire nobiltà e fascino a un radicalmente opposto assetto sociale.
La libera muratoria, l’uomo al centro, la nuova polis
La sfida, allora, è quella di proporre un modello di società del tutto nuovo dove l’elaborazione del reale muove dal presupposto che i cittadini sono esseri umani legati fra loro da una dimensione anche di trascendenza, sia pure non necessariamente religiosa. Ai fini qui evocati – il punto va sottolineato – non è tuttavia sufficiente il richiamo al rispetto delle istituzioni. Né il fare capo a quello reciproco fra i cittadini. Né rivolgersi ai valori della partecipazione politica. Né, men che mai, invocare la morale oramai negletta, considerato che, allo stato, è ormai venuto meno pure il baluardo religioso. La speranza di una nuova democrazia non può dunque coincidere che con una proposta di vita totalmente altra più affascinante e più appagante dell’individualismo di massa tipico del neoliberismo. Per il che occorre smuovere le coscienze e richiamare in vita una grande passione per l’umano e per la sua preziosa imperfezione. Sarà così determinante riprendere una riflessione antropologica e filosofica sull’umano riportando, ancora una volta, l’uomo, con tutti i suoi ideali, al centro di un progetto autenticamente rivoluzionario frutto di una effettiva rigenerazione.
È su questo terreno che può rivelarsi molto utile l’insegnamento della libera muratoria totalmente incentrato sulla previa educazione dell’uomo. Infatti nulla muta se prima non mutano gli uomini.
Il progetto rieducativo generale, com’è ovvio, dovrà però in ogni età essere affidato proprio a quelle istituzioni che, inspiegabilmente, hanno abdicato al loro ruolo. Da qui, quella rieducazione civica che, lungi dall’operare in superficie, dovrà all’opposto scendere nella profondità delle anime. Nel progetto, dovranno naturalmente essere coinvolti soprattutto i giovani ai quali compete proprio il compito di realizzare la polis nuova. Nuova perché la costruzione del politico dovrà essere espressione di coraggio, e non adempimento di dovere, energia politica e spirituale, non obbligo eteronomo.
Da qui, la necessità di calarsi nel fondo per toccare le radici della libertà umana, ma anche, e nello stesso tempo, il legame sociale che rende comune il destino e la stessa esistenza dell’uomo perché, come ha insegnato Hegel, è solo nella comunità che l’uomo rinviene ciò che lo costituisce e lo invera. La libertà propria deve relazionarsi a quella degli altri, vive addirittura e si sostanzia in questa relazione, che è la sua stessa ragion d’essere. Ma senza ascolto dell’altro non può esserci azione politica. La mancanza di collegialità impoverisce irreversibilmente. Solo così, sottratti alla schiavitù delle cose, potrà sconfiggersi la paura, tutta umana, della propria condizione indeterminata e finita. Solo così potrà emergere l’amore e la fratellanza, formidabile alternativa all’individualismo che non ha ragioni da far valere.
Il bisogno di senso e la lezione di Tucidide
La democrazia non è mai compiuta. L’ordine costituito, per sua natura, è provvisorio. Ma è proprio nella fatica richiesta per renderla sempre più viva e operante che i cittadini potranno finalmente esprimere il massimo della loro umanità. Per definizione, incompiuta; ma, proprio per questo, creativa nella irrinunciabile libertà, in un contesto, tuttavia, autenticamente condiviso perché collettivamente partecipato e in comunione edificato. Vogliamo concludere queste note con una parola di speranza, convinti come siamo che, in tempi sia pure non necessariamente brevi, ogni cosa ha infatti il suo tempo, finirà per prevalere quel bisogno di “senso” che solo una nuova forma di costituzione collettiva della polis è in grado di assicurare e garantire. Solo una democrazia – il governo di tutti – amata come necessaria alla vita e alla elaborazione del suo mistero può infatti appagare il bisogno di infinito che è proprio dell’uomo e del cittadino.
La libera muratoria, con la sua dottrina e con l’esempio e l’impegno di tutte le Sorelle e di tutti i Fratelli che la abitano, non farà sicuramente mancare il suo contributo alla costituzione di una realtà finalmente degna dell’uomo, nuova, ma, nello stesso tempo, antica, considerato che, nei liberi muratori, risuonano ancora le illuminanti parole di Pericle, così come tramandate da Tucidide, e, negli occhi, vivido è rimasto il ricordo della Atene del V secolo, là dove… tutto è cominciato…
Democrazia autentica – compresa.
Antonio Binni