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Livia Calvano · 5 Novembre 2025 - 09:37

Gli arcani maggiori, simboli di un percorso iniziatico

Nel contributo pubblicato su Officinæ n. 3 (giugno 2025), Lidia Calvano offre una lettura degli Arcani Maggiori come archetipi e tappe di un percorso di crescita spirituale. Dai Trionfi rinascimentali alla tradizione esoterica moderna, i Tarocchi emergono come simboli universali di trasformazione: dal “Matto” che muove i primi passi alla luce che irrompe nella “Torre”, fino alla rinascita alchemica della “Morte”. Un itinerario che risuona con i principi massonici di ricerca interiore e perfezionamento dell’essere.

Nella prima metà del 1400 comparvero nelle corti dei Visconti e degli Estensi alcuni mazzi di cosiddetti Trionfi, carte da gioco uniche e preziose, destinate ai passatempi nobiliari. I primi Trionfi erano diversi dagli attuali, si presentavano disomogenei da un mazzo all’altro. In comune avevano l’intento allegorico ed educativo: raffiguravano Virtù, Arti, classi sociali, elementi astronomici e cosmologici, e integravano elementi della mitologia classica con altri della dottrina cristiana. A iniziare dal 1500 i Trionfi furono abbinati ai naibi, carte numerali di origine araba, e col nome di Tarocchi divennero un gioco diffuso in ogni ceto, grazie alla stampa in serie.

Massoneria e tarocchi

Nel XVIII secolo, numerosi personaggi iniziati alla Massoneria o a essa vicini, studiosi di esoterismo e occultismo (Court de Gébeline, Aliette “Etteilla”, A. L. Constant “Éliphas Lévi”, G. Encausse “Papus”) agganciarono i Trionfi, denominati da allora Arcani maggiori, alla tradizione iniziatica. Sfruttandone la ricchezza simbolica li collegarono alla qabalah, alla tradizione alchemica, all’ermetismo e ai misteri dell’antico Egitto. Come già Etteilla e Papus, nei primi del Novecento altri studiosi, tutti iniziati alla Massoneria (A. E. Waite, O. Wirth, A. Crowley) stravolsero le raffigurazioni originali dei Trionfi, creando i propri mazzi di Tarocchi, secondo convinzioni e interpretazioni personali.

Gli Arcani maggiori sono archetipi, simboli universali che si riferiscono a temi comuni a tutta l’umanità, con più piani di significato; studiati singolarmente, si svelano in maniera graduale e progressiva, a seconda del grado di consapevolezza di chi vi si accosta. Nella loro serie numerata, poi, appaiono come la progressione di un perfezionamento spirituale, in origine radicato nella cultura classica e cristiana e in seguito adattato ai percorsi iniziatici esoterici di varia ispirazione (Massoneria, Golden Dawn, Società Rosacruciana). La prima carta degli Arcani maggiori, Il Matto, senza numero, si può porre all’inizio come alla fine della serie. Raffigura un viandante spensierato, con lo sguardo al cielo. È la fase di chi ignora, eppure intraprende un cammino, senza sapere dove andare, ma fiducioso che la strada si farà. Nel simbolismo massonico può rappresentare il bussante, che sente di doversi mettere in viaggio, ma non sa ancora cosa aspettarsi.

Il ciclo della conoscenza

La stessa carta può anche concludere il percorso. Nessun ciclo di conoscenza infatti esaurisce tutto lo scibile: si torna al punto di partenza con un moto a spirale ascendente, e ogni giro ricomincia con un livello di coscienza più elevato, in una progressione infinita. C’è sempre un muro del Tempio mai completato, e ciò fa dei simboli materia viva, che assume nuovi significati man mano che evolviamo. Il Matto senza senno, come ultimo degli Arcani, diventa il mistico, l’estatico, colui che grazie all’amore e non solo alla conoscenza arriva al contatto con il divino.

Altro arcano con numerosi livelli di lettura è La Torre. Tradizionalmente la si associa alla torre di Babele, distrutta da Dio per punire la superbia degli uomini; parla del crollo delle ambizioni smodate, del disastro improvviso che può colpire ogni impresa umana. Tuttavia, nella Torre dei Tarocchi di Marsiglia non c’è un crollo, bensì una saetta scoperchia un edificio in mattoni con tre finestre, e lo lascia senza tetto. Quindi il fulmine apre e illumina, porta luce e libertà in un luogo destinato a proteggere, ma che rischia di imprigionare. È l’intuizione che sovverte un modo di essere, la luce che abbiamo chiesto bussando al Tempio, che dona la conoscenza, ma svela anche i limiti della nostra natura.

Eguaglianza, libertà, fratellanza valori supremi

Come ultimo esempio citiamo la Morte, famigerato numero tredici. I simboli funerari sono numerosi nel Tempio e nei rituali massonici. Lo scheletro è dipinto nel Gabinetto delle Riflessioni, come invito a meditare sul tempo e sull’essenziale. Anche l’Arcano suggerisce di liberarsi dal superfluo e lasciare posto al vero sé. La falce recide una testa coronata: nessuno, per quanto ricco e potente, sarà risparmiato. Il messaggio evoca quindi il tema massonico dei metalli e della futilità delle conquiste materiali. La Morte dei Tarocchi non raffigura però l’estinzione fisica, ma la Nigredo, la putrefazione alchemica che ci purifica e ci prepara per una nuova fase.

Quando avremo lavorato sul diventare “scheletri viventi”, sarà ancora più chiaro il significato dell’Eguaglianza, in quanto, spogliati dalle sovrastrutture, tutti siamo costituiti dalla stessa natura; il significato della Libertà, ossia poter esprimere chi siamo senza doverci nascondere, e infine il significato della Fratellanza, nell’accettare e accogliere la vera essenza gli uni degli altri.

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Pubblicato in: Riti, simboli, linguaggi
Tags: Arcani Maggiori, archetipi, arocchi, percorso iniziatico, Simbolismo, trasformazione interiore

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