
Nei tempi antichi il termine Keltoi era usato dai Greci per definire un complesso etnico disomogeneo di popoli stanziati in Europa nell’età del ferro. I Celti arrivarono in Europa a più riprese dalle lontane steppe dell’Eurasia, della Mongolia, con invasioni, migrazioni avvenute fin dall’inizio del secondo millennio a. C. In realtà, lo studio dei Celti è difficilissimo, poiché questi erano soliti trasmettere le loro tradizioni esclusivamente per via orale con un sistema strettamente iniziatico governato dalla casta dei Druidi.
Dopo la conquista dell’impero romano e poi con la diffusione del cristianesimo i Celti furono definiti barbari, pagani e si cercò in tutti i modi di distruggere le loro divinità, le loro leggende. La cultura e l’esoterismo celtico sopravvissero in piccola parte in Europa continentale, ma trovarono un ambiente ottimale, a causa di un particolare isolamento geografico, nelle isole britanniche, in Scozia, in Galles, in Irlanda e in Bretagna.
La cultura celtica è ricchissima di leggende, miti, esoterismo; il tempo, le mode, le persecuzioni, le tradizioni orali hanno modificato talvolta in modo fantasioso la cultura esoterica celtica anche a fini commerciali. Il mantenimento nel tempo della tradizione culturale e artistica celtica fu favorito anche grazie al lavoro dei monaci irlandesi, ex Druidi, che copiarono pazientemente gli antichi motivi artistici celtici nei loro codici miniati, negli evangelari, nelle bibbie.
Purtroppo solo una piccola parte di quest’arte sopravvisse alle ingiurie del tempo, alle invasioni vichinghe, ma ciò che rimane oggi ci dimostra che è esistita un’arte meravigliosa, ricca di significati occulti, esoterici, subliminali, quasi ipnotici. Oggi si assiste a un nuovo interesse per l’arte e le tradizioni celtiche nel fenomeno complesso culturale del New Age, in alcune riviste, nei film, nei tatuaggi; anche la musica celtica moderna è molto diversa da quella trasmessa dagli antichi Bardi che, come trovatori, allietavano e istruivano le popolazioni rurali con la loro arpa celtica.
I disegni e le opere celtiche sono capaci di indurre nell’uomo emozioni, sensazioni definibili “esoteriche”, a lungo studiate da C.G. Jung e utilizzate anche in psichiatria ad esempio per la terapia dell’autismo e delle nevrosi. Un complesso simbolismo è presente in tutte le opere celtiche che, attraverso immagini geometriche complesse e intricate, conduce a motivi trascendenti la natura umana stessa e alle domande che l’uomo si pone riguardo all’infinito, al suo destino, ai rapporti con l’ambiente in cui si trova a vivere.
Estetica e linguaggi
I motivi spiraliformi, tipici dell’arte celtica, sono costituiti da spirali ramificate e intrecciate che ricordano le corna ricurve dei caprini selvatici, la forma delle conchiglie marine, il volo dei rapaci e delle api. Questi motivi artistici sono tipici dell’arte dei Pitti, abitanti primitivi dell’attuale Scozia, ma sono stati ritrovati anche in altri paesi del mondo. Secondo la teoria degli archetipi di C.G. Jung le spirali potrebbero essere considerate come dei motivi artistici universalmente diffusi nel mondo, insiti nel pensiero umano e nell’arte di popoli geograficamente lontani tra loro.
L’arte celtica raffigurava la natura con la geometria, la matematica, l’astrazione creando talvolta degli effetti ottici quasi ipnotici. La spirale, simbolo antichissimo, racchiuderebbe in sé i concetti di espansione, crescita, sviluppo. Astronomicamente la doppia spirale indicherebbe il sorgere e il calare del sole, i due centri delle spirali segnalerebbero i giorni degli equinozi, le parti più esterne i solstizi. Questa forma a doppia spirale rappresenterebbe psicologicamente un equilibrio interiore che è raggiunto lentamente dall’iniziato attraverso un movimento spiraliforme ciclico espresso nell’incessante ciclo della vita racchiuso nella “teoria degli opposti”: luna/sole, maschile/femminile, caldo/freddo, luce/ buio, estate/inverno, andare/venire, nascita/ morte… nello scorrere del tempo, delle stagioni e della vita umana.
Il tempo ciclico
Gli intrecci e i nodi celtici sono costituiti da linee, curve, esseri umani, animali, vegetali, contorti e stilizzati a formare un simbolico percorso ininterrotto. I disegni sono ispirati direttamente dalla natura, ad esempio dai rovi, dai rami di salice, dai vimini intrecciati usati nella fabbricazione di canestri per il formaggio. Questi motivi geometrici rappresentano lo scorrere interminabile e ciclico dell’energia divina nelle diverse forme di vita presenti sulla terra e l’immagine simbolica e magica dei limiti umani. I Celti credevano nella reincarnazione, per loro la vita non aveva un inizio e una fine, procedeva sempre con continuità, la morte era considerata solamente come un abbandono dell’energia divina da alcune forme per trasferirsi in altre, per continuare a scorrere all’infinito.
I motivi ornamentali celtici a intrecci e nodi generano nell’animo umano delle profonde sensazioni ed emozioni studiate e descritte da C.G. Jung, assimilabili a quelle indotte sulla nostra mente dai rosoni e dai mandala tibetani: “La barriera rappresenta il confine tra i due mondi, quello terreno conosciuto e quello dell’aldilà ricco d’incognite e di mistero, più il disegno è strettamente intrecciato, più divide, più è a maglia larga, più permette il passaggio tra le due realtà misteriose dell’esistenza umana. Le creazioni artistiche celtiche catturano subito l’attenzione, l’immaginazione, lasciando intuire che esiste un qualcosa di ben più profondo e misterioso del semplice gioco ottico, invitando in modo sottile e intrigante a osservarle come un complesso labirinto d’idee e di emozioni.
Percorrendo visivamente e mentalmente le linee sulla carta o sull’intaglio si attua inconsciamente un’esplorazione profonda dei misteri del mondo e di noi stessi secondo archetipi ben definiti nella nostra mente. […] Alcune immagini profondamente oniriche, artistiche sono inconsciamente condivise da tutti gli esseri umani ed esprimono delle caratteristiche comuni nascoste nella nostra costituzione biologica, come archetipi.
Sognare è entrare in un mondo d’immagini particolari, gli sciamani erano i medici dei sogni, guidavano le persone particolarmente dotate nel mondo degli spiriti con la privazione del sonno, con il digiuno, con il suono dei tamburi, sorseggiavano bevande preparate da piante particolari creando una rete di fili dorati che collegava ogni essere vivente con il mondo complesso della natura” (C. G. Jung). Disegnare, intagliare i motivi dell’arte celtica come intrecci, spirali, nodi, talvolta racchiusi in un cerchio o in un quadrato, porta a un beneficio psichico personale, utile anche per rilassarsi, per gestire lo stress della vita moderna.
I motivi antropomorfi, le teste umane, sono presenti in molti manufatti celtici, a volte anche come raffigurazione di macabri trofei di guerra, ma spesso come culto per gli antenati; rivestono un’importanza particolare, nella loro stilizzazione e conformazione, quando sono uniti con i motivi geometrici a intreccio e a nodi nella recondita ricerca da parte dell’uomo dei suoi rapporti con l’infinito. un antico mondo agricolo, pastorale, ma anche di cacciatori e pescatori e a un rapporto rispettoso con la natura; erano raffigurati cavalli, bovini, ovini, suini, cervi, cani, uccelli, pesci, delfini, leoni, coccodrilli, ma anche animali mitici come le sfingi, i grifoni, i draghi. Ogni animale aveva per i Celti un significato esoterico che ricordava il carattere e lo stile di vita dell’animale, ad esempio: – il cavallo era un simbolo di nobiltà, prima dei cavalieri celtici e poi di quelli medievali.
Il cavallo, talvolta dotato di ali (Pegaso), era una guida mitica per l’uomo nei mondi degli dei, ma anche dei sogni; – il toro rappresentava la virilità, la forza e la resistenza alla fatica; – il cinghiale era un simbolo di forza, irruenza, coraggio, capacità riproduttiva, queste caratteristiche erano imitate dai guerrieri Celtici negli assalti, nelle imboscate, nelle gozzoviglie; – gli uccelli nella mitologica celtica erano spesso associati al passaggio dalla vita alla morte, forse a causa del loro caratteristico migrare nei cieli nelle diverse stagioni dell’anno; erano utili per profetizzare, erano i messaggeri degli dei, talvolta rappresentavano un simbolo di saggezza e sapienza oppure di sventura; – i pesci erano considerati come simboli di conoscenza del passato e dell’avvenire, di una saggezza utilizzata a fin di bene, erano gli spiriti guardiani delle fonti, dei laghi, dei torrenti e dei corsi d’acqua. – i leoni spesso erano rappresentati in un moto circolare, con le zampe intrecciate, per fornire all’uomo una sorta di protezione dal male spirituale e fisico, come simboli di trascendenza e di regalità.
I motivi botanici riguardavano soprattutto il frassino e la quercia, alberi sacri sotto i quali i Druidi officiavano i loro riti iniziatici, in un tempio che non aveva muri, ma solo gli alberi della foresta, il tetto era costituito dal cielo stellato, la musica era fornita dallo stormire delle foglie e dal canto degli uccelli. In quest’ambiente particolare i Druidi traevano auspici per il futuro e compivano i loro riti.
I motivi a chiave, a zig zag, sono comuni a molti popoli, ai Cinesi, ai Pitti (abitanti primitivi della Scozia), sono stati ritrovati nel tempio di re Salomone a Gerusalemme, altri sono stati rinvenuti in Egitto, scolpiti sul vestito di un sacerdote, ma i più antichi sono quelli intagliati sulle zanne di mammut scoperti in Ucraina. Questi motivi possiedono un significato esoterico di protezione, di simbolismo delle difficoltà della vita che andrebbero affrontate sempre con determinazione in un labirinto di possibilità. I simboli in generale, ma quelli celtici in particolare, dal punto di vista antropologico, etnologico, umano, emotivo nascono in epoche passate, si modificano nel tempo, sono sintetici, esprimono concetti attraverso un contatto visivo o tattile.
Sono un aiuto all’uomo, una sorta di ponte iniziatico a disposizione dell’uomo che è alla ricerca di se stesso, del suo mondo interiore, dell’ambiente in cui vive, costituendo segnali universali che non conoscono frontiere, linguaggi, religioni. In sintesi uniscono pacificamente gli uomini di tutte le razze e di tutti i tempi sotto un’unica volta stellata, con uno sguardo aperto verso l’infinito e l’universale.
Andrea Fiorina


